Nell’infuriare della battaglia mi hai estratto piangendo la freccia dal petto, come solo un grande amico può fare.

Una sola volta ti ho avuta, in quel bordello lurido in Provenza. Ero giovane e alla prima esperienza…non ti sei neppure fatta pagare tanto ridevi per la mia goffaggine mentre io tremavo trafitto dalla tua bellezza.

Poi ci siamo incontrati a teatro; avevi il viso spigoloso e vestivi elegante, con grandi baffi che nascondevano in parte le tue labbra. Mi hai sorriso incrociandomi e te ne sei andato tenendo a braccetto una giovane donna.

Poi sposati, in quel tempo durissimo, poveri tra i poveri, con tante bocche da sfamare e molte preoccupazioni.

E poi ancora insieme da fratelli gemelli; inseparabili abbiamo condiviso tutto, persino le donne.

Insieme, sempre insieme, in tempi e luoghi diversi.

Insieme come allora, quando mi hai amato come nessuno è mai riuscito ad amarmi…fino alla morte dando alla luce il nostro bambino.

E poi…e poi…un filo lunghissimo, io e te, un filo che non si è ancora spezzato….ora chi sei?

Michele Guarnaccia